Michele Pittacolo: quando tutti dicono che è impossibile

Michele Pittacolo: quando tutti dicono che è impossibile, ma non lui.

Ciao Michele, raccontaci come nasce la tua passione per la bici…

Ero un bambino a cui piaceva stare all’aria aperta e correre il più possibile veloce, senza farsi raggiungere… Un giorno ho provato una bici di famiglia e non mi sono più fermato.

Hai affrontato tante sfide durante questi anni, vittorie ma anche sconfitte che bruciano, raccontaci il tuo ricordo più bello e quello più brutto.

Il ricordo più bello è quando mi sono risvegliato in terapia intensiva e riuscivo a muovermi e a parlare di nuovo. Da quando mi sono risvegliato dalla terapia intensiva è nata la seconda mia vita…

Il ricordo sportivo più bello della mia seconda vita è stato partecipare ai Giochi Paralimpici di Londra nel 2012 e salire sul podio.

Un ricordo brutto: la mancata convocazione ai Giochi Paralimpici di Rio 2016. Per me era stata richiesta una Wild Card per permettermi di partecipare. Tutti hanno aspettato fino all’ultimo momento con grande ansia la mia convocazione. È stato un brutto colpo, ci sono rimasto molto male, ma poi pian piano mi sono ripreso. Il passato è passato, se stai lì a pensarci non vai più avanti. E sono ripartito, riscoprendomi ancora competitivo e ottenendo di nuovo bei risultati sportivi. E ancora una volta ho capito di avere molti veri amici al mio fianco!

Nel 2007 poi è successo qualcosa che ti ha stravolto la vita, cosa significa per te essere riuscito a rimetterti in sella?

Nel 2007 sono stato investito da un’auto in allenamento e le conseguenze sono state piuttosto gravi. La peggio l’ha avuta la mia testa, ero senza il casco (che utilizzavo sempre, ma quel giorno sono partito di fretta in bici e non l’ho indossato…): cranio sfondato, danni cerebrali che causano difficoltà di equilibrio, problemi a un occhio e parestesie alla mano e al braccio destri… più altre piccole cosucce alle quali non faccio nemmeno più caso! Ho avuto una squadra di persone che mi hanno sostenuto alla grande e ho trovato ottime strategie che mi permettono di ovviare alle difficoltà della vita quotidiana. All’inizio è stata dura riprendere la vita comune: il mio fisico ha dovuto riprendere tutto da capo, come  un bambino, perfino ricominciare a camminare. Dopo la ricostruzione del cranio in resina e titanio e tutta la riabilitazione psico-fisica, non volevo più saperne della bici, ma un giorno, in casa, ho trovato in regalo una bici nuova… così ho deciso di riprovare a pedalare: il primo giorno solo poche centinaia di metri ed ero KO! il giorno dopo la distanza è aumentata e via via col passare dei giorni riuscivo a pedalare sempre di più… e dentro di me mi sono detto: “se nello sport piano piano miglioro, anche nella vita, nonostante i traumi, posso ritornare una persona normale”. Alla fine quel brutto incidente è diventato un’opportunità: se non mi fosse capitato sarei stato una persona normale, che faceva il suo lavoro e nei momenti liberi saliva in bici, non avrei mai capito i veri valori della vita, la famiglia, gli amici, e non sarei diventato quello che sono ora. E forse non avrei nemmeno mai risposto alla vostra intervista!

Come si strutturano i tuoi allenamenti?

Il ciclismo paralimpico di alto livello è uguale a quello professionistico, quindi per essere competitivi bisogna allenarsi molto e in modo specifico.

Il ciclismo possiamo dire che non è uno sport di sola resistenza ma su questa influisce sicuramente una parte mentale quanto questa è importante per affrontare al meglio ogni gara?

Oltre ad avere le predisposizioni atletiche ci vuole una grande mente e voglia di soffrire, altrimenti non si va lontano. Le rinunce che faccio non mi pesano e non ci penso perché ormai mi viene automatico.

Dentro di me possiedo quella che io chiamo “sfera magica”: quando preparo un appuntamento importante questa si accende da sola senza schiacciare un bottone. Un esempio: un mese prima della prova di Coppa del Mondo di maggio, quando ho vinto nel mio amato Friuli a Maniago (una delle vittorie più belle) la sfera si è accesa, ho cambiato alimentazione, nessuno sgarro, allenamenti duri e costanti e riposo necessario senza alcuna difficoltà .

 

Dal punto di vista nutrizionale come gestisci  il tuo piano di integrazione?

La nutrizione è molto importante: è la benzina per il nostro corpo, quindi un’ alimentazione corretta è indispensabile, e quando mi accorgo che il mio fisico lo richiede, assumo degli integratori di alta qualità. Ovviamente bisogna condurre una vita da vero sportivo, non sregolata.

 

Come gestisci i momenti di massimo sforzo con il corretto recupero?

Io il 5 settembre compirò 47 anni e nelle gare paralimpiche mi confronto anche con atleti ventenni perché le nostre gare non sono per fascia di età, ma in base al grado di disabilità.

In campo internazionale sono l’atleta più vecchio ancora competitivo!

Quindi saper ascoltare il proprio fisico e dargli il recupero necessario è molto importante.

Dopo un infortunio o un lungo fermo come si recupera la forma ideale?

Non è facile bisogna avere una grande determinazione, non avere paura del dolore durante le riabilitazioni, nei primi allenamenti  e voglia di soffrire per  togliere  la ruggine che si è formata durante l’inattività. E la cosa più importante è non bruciare le tappe: è come costruire una casa mattone su mattone, li devi sistemare bene, altrimenti cade.

Il mio motto è: mai mollare, niente è impossibile.

Che consigli daresti a chi vorrebbe avvicinarsi a questo sport per poi magari lanciarsi in sfide sempre più avvincenti?

All’ inizio, a qualsiasi età, deve essere un divertimento; non bisogna cercare subito il risultato.

Fare le cose con passione e impegno, non fermarsi al primo ostacolo. Se poi si fa strada bene, altrimenti ci diverte!

Ci vogliono pazienza, determinazione e perseveranza. Il ciclismo è uno sport dove si fa tanta fatica, ma si ottengono delle soddisfazioni incredibili, difficili da spiegare; possono capitarti mille imprevisti, ma se riesci a superarli tutto ti sarà più facile.

Il ciclismo è una scuola di vita!

 

Grazie Michele per il tempo dedicatoci e un grande in bocca al lupo per le tue sfide!

 

È  stato un piacere rispondere alle vostre domande! E… crepi il lupo!