Nicola Bassi ci racconta la seconda parte della sua impresa nel Deserto del Gobi.
La notte trascorse lenta, fra continui colpi di sonno, su distese infinite di pietraie e cespugli. Le luci di posizione dei vari ceck point, posti fra loro a 15km di distanza, nel buio totale del deserto si vedevano da distanze infinite! Un difficile tratto di orientamento sul letto parzialmente in secca di un fiume mi lasciò particolarmente provato.
La mattina dopo una lunga notte agganciai un ragazzo inglese che l’anno precedente si era piazzato secondo. Dopotutto non stavo andando affatto male, anche se pensandoci bene non ero nemmeno a metà gara. La giornata trascorse fra canyon rocciosi tanto belli quanto isolati e distese di ciotoli di incredibili colori.
Credevo che questa corsa sarebbe stata monotona per via del paesaggio, invece mi trovavo completamente assorto ed affascinato da questi paesaggi tanto immensi quanto vari e mutevoli.
Durante la terza notte arrivai al RestPoint n7, al 260km. Non avevo ancora dormito e da li sarebbe iniziata una lunga e dura salita fino ad un passo di montagna posto a 3240m sopra il livello del mare. Decisi di dormire tre ore, ma quando arrivai nella tenda adibita scoprii che altri due concorrenti che mi precedevano erano appisolati nei loro sacchi a pelo. Un bel colpaccio. Insomma, agganciare due concorrenti in un colpo non è poco. Peccato dovessi proprio dormire, altrimenti probabilmente sarei crollato prima dell’arrivo.
L’adrenalina a mille, decisi comunque di coricarmi.
Feci le cose per benino. Tappi per le orecchie, fascia sugli occhi, sacco a pelo e zaino come cuscino. Il sonno aiuta a recuperare energie, e sarebbe stato un grosso errore trascurare questo aspetto in un a gara che prometteva di durare ancora un paio di giorni. Non me ne accorsi nemmeno. Probabilmente ero talmente sfinito che il mio cervello si disconnesse senza che nemmeno me ne accorgessi. Comunque quando controllai l’orologio scoprii di aver dormito la bellezza di 30/35 minuti. Mi ero preventivato di dormire almeno un paio d’ore, così mi coricai di nuovo, ma non riuscivo più a riaddormentarmi.
Insomma, mi sentivo in forze, la motivazione dopo aver visto di aver raggiunto altri due concorrenti era a mille. Così mi alzai, impacchettai le mie cose e inizia a prepararmi per uscire nel freddo gelido della notte ed affrontare il passo a 3200m s.l.m. Uscito dalla tenda il freddo era davvero pungente. Ben al di sotto dello zero. Dopo circa trenta minuti uno degli altri concorrenti uscì pure lui ed iniziò a recuperare terreno. Mi agganciò, ma la salita al passo era davvero lunga.
Terreno roccioso, un lungo canalone detritico, passaggi scivolosi e difficili. Ben presto lo persi di vista. Al passo dovetti scuotere la tenda per svegliare il volontario preposto al controllo dei concorrenti. D’altra parte con quel freddo e in piena notte non gli diedi proprio torto. Inizia la lunga discesa. Seguita da 20km esatti di navigazione in linea retta su un terreno solcato da profondi fossati e macchie di cespugli.
Dopo il Rest Point 8, quindi poco dopo i 300km il terreno cambiò bruscamente.
Enormi dune di sabbia indurita dagli elementi, un fortissimo vento. Le forze iniziavano a calare, ma d’altra parte in 400km di gara nemmeno io mi potevo illudere di non incorrere in un paio di grosse crisi.
Proseguii come si può fare in queste situazioni, semplicemente come meglio potevo!
Dopo 40km di perfetto rettilineo su di un fondo ciottolato di mille minerali arrivai esausto ma fiducioso al Rest Point 9, 347km. Finalmente si poteva iniziare a pensare più o meno al traguardo, ripartii per la quarta e ultima notte abbastanza fiducioso.