Emma Quaglia passione per la corsa

Emma Quaglia passione per la corsa.

Genovese classe 1980, laurea in medicina, tifosa sfegatata dal cuore rosso-blu, e una sola passione dal 1995: la corsa.

Emma, mai sazia di cimentarsi in diverse discipline, passa dal cross alle siepi conquistando ovunque risultati molto importanti, fino ad approdare alla disciplina che la vede ad oggi protagonista: la maratona.

Allenamenti che prevedono chilometraggi che noi comuni mortali percorriamo solo in macchina, fatica e dolore che si fanno sentire ma la passione mette a tutto a tacere, dedizione e passione tutto in questa instancabile atleta e fantastica ragazza che sogna Tokyo e si racconta per noi.

La mia passione per la corsa è nata per caso: alle medie l’insegnante di educazione fisica ci ha portato alle gare della scuola. Ero brava, mi divertivo, così ho continuato. Avevo 14 anni, ora sono 22 anni che corro, seppure con un impegno diverso a seconda dell’età: tra i 18 e i 20 anni ho iniziato a fare sul serio e ad allenarmi con continuità. Si può correre a qualsiasi età, ed è bello che i bambini imparino presto a stare su un campo di atletica. Tuttavia penso che per le specialità di endurance sia necessaria una maturità mentale che si acquisisce con gli anni.

Il mio ricordo più brutto legato alla corsa è sicuramente la maratona di Roma, nel marzo del 2014. Le cose non andavano già nei tre mesi di preparazione, trascorsi per gran parte in Kenya: mi allenavo duramente ma il corpo non rispondeva come avrei voluto. Siccome sono tenace riuscivo comunque a portare a termine i lavori, ma a fronte di un dispendio fisico e mentale troppo grande. Il mattino della maratona mi sono resa conto già dai primissimi chilometri che le gambe non giravano, ma ho deciso di portare a termine la gara perché non mi piace ritirarmi, non la considero un’opzione. Ho sofferto tantissimo, i chilometri non passavano mai e alla fine mi sono piazzata terza, tagliando il traguardo in 2 ore e 43, un tempo molto superiore alle aspettative. Ero disperata per la mia controprestazione, mi sembrava che tutto il lavoro svolto fosse andato in fumo; mi aspettavo critiche e invece ho ricevuto tantissime dimostrazioni di affetto e stima per aver portato comunque a termine la gara.

Il mio ricordo più bello, invece, è la maratona dei campionati mondiali di Mosca 2013. Sono partita dall’Italia con l’unico obiettivo di onorare la maglia azzurra e di correre al meglio delle mie possibilità, ma senza alcuna ambizione di piazzamento. Almeno sulla carta, c’erano forse una trentina di atlete più forti di me. Il giorno della gara c’erano 30° e un’umidità altissima, condizioni difficili ma che preferisco rispetto al freddo. La gara si svolgeva su un giro di una decina di chilometri: al primo passaggio ero 38ª, da lì ho scalato una posizione dopo l’altra senza mai essere superata, e sono entrata allo stadio Luzniky in sesta posizione. Quei 250 m finali in pista non li dimenticherò mai.

La componente mentale è sicuramente importante in uno sport duro e solitario come la corsa, anzi spesso a parità di condizioni fisiche e di preparazione risulta determinante. La disposizione ad accettare e sopportare la fatica, la fiducia nei propri mezzi, nel lavoro svolto e nell’allenatore, l’abitudine a concentrarsi per tanto tempo sul compito, la determinazione a raggiungere l’obiettivo, e non ultima la capacità di affrontare, gestire, superare una crisi sono secondo me aspetti fondamentali che un corridore deve curare, altrettanto importanti rispetto ai lunghi e alle ripetute.

Per preparare una maratona mi occorrono tre mesi, durante i quali corro due volte al giorno tutti i giorni, tranne la domenica. A volte riposo anche il martedì pomeriggio perché lavoro come medico sportivo. L’allenamento più impegnativo è al mattino, mentre di pomeriggio svolgo delle sedute leggere di 30 50 minuti di jogging con qualche allungo. Ogni circa 10 giorni corro un lungo di 30 35 o 38 km (a volte anche 40!) piuttosto qualificato, specialmente sul finale. In passato ho toccato i 200 km alla settimana, ma solo in raduno, dove le condizioni sono ottimali e ci si può allenare senza altri impegni, con l’aiuto quotidiano del fisioterapista.

Dopo un infortunio o un periodo di stop è necessario ricominciare ed allenarsi con pazienza e gradualità, senza farsi prendere dalla fretta o o dall’entusiasmo di rimettere finalmente le scarpe da corsa. Spesso nel nostro sport gli infortuni sono dovuti a sovraccarico più che a eventi traumatici, quindi è importante rispettare i segnali che il corpo ci manda ascoltando il dolore e agendo sulle cause che lo hanno determinato, per impedire di farci male nuovamente. Questa almeno è la teoria, ma ammetto che non sempre sono brava a metterla in pratica!

Nel periodo di maggiore carico, cioè negli ultimi tre mesi prima della maratona, e tutte le volte che mi alleno in altura, integro la mia alimentazione quotidiana con aminoacidi ramificati al mattino dopo allenamento e glutammina prima di andare a dormire; inoltre assumo a giorni alterni una compressa di ferro. Dopo le sedute più intense assumo degli antiossidanti, fondamentali per i radicali liberi. Durante i lunghi e gli allenamenti impegnativi e con volumi elevati bevo una o più borracce di integratori salini. Al termine delle sedute prendo dei prodotti specifici per il recupero e se non posso alimentarmi correttamente aggiungo del Vitargo. Infine, quando non ho tempo o voglia di mangiare il secondo piatto, bevo una soluzione di proteine. Nei pomeriggi in cui lavoro da medico o quando viaggio, faccio degli spuntini sfruttando la comodità delle barrette proteiche (I miei gusti preferiti sono al cocco e tiramisù 😉  )oppure di barrette di carboidrati: quelle alla frutta secca sono così buone che a volte le mangio come dessert.