Quando ci si va ad approcciare al mondo degli integratori quasi sempre si trovano prodotti molto diversi fra di loro in termini di formato, prezzo, composizione e ci si può pertanto chiedere se l’integratore che si va ad acquistare sia o meno di qualità.
Infatti è piuttosto semplice riconoscere un alimento guasto (pensiamo alla frutta o alla verdura che cominciano ad andare incontro al processo di marcescenza, oppure ad una bistecca non ancora cotta che comincia ad emanare un odore rancido). Per quanto riguarda una compressa o un integratore in polvere non è invece così facile, dando un rapido occhio al prodotto, riconoscerne immediatamente la qualità.
Ma cosa si intende per qualità?
A volte si ritiene che la qualità di un integratore alimentare corrisponda all’efficacia.
Non è esattamente così!
L’EFFICACIA dell’integratore è sicuramente fondamentale per la valutazione della sua qualità, infatti è molto importante assumere i giusti nutrienti con le giuste sinergie e con i giusti dosaggi, cosa assolutamente non così scontata. Tuttavia un integratore alimentare deve essere anzitutto SICURO PER LA SALUTE umana! La SICUREZZA per la salute dei consumatori DEVE essere infatti il PRIMO OBIETTIVO per chi produce integratori alimentari!
Come si fa a valutare la sicurezza?
Nell’Unione Europea la sicurezza degli integratori alimentari è valutata dall’EFSA, ovvero l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority), con sede in Italia, a Parma. L’EFSA, grazie alla consulenza di un comitato di esperti di settore, valuta e dà un parere scientifico sia riguardo la sicurezza che riguardo l’efficacia di uno specifico ingrediente.
Va sottolineato che l’EFSA è finanziata dal bilancio dell’Unione Europea e non da enti privati, quindi è esente da conflitti di interesse.
In base alla valutazione dell’EFSA, la ‘palla’ passa al parlamento dell’Unione Europea, che emana le leggi europee in materia di sicurezza alimentare. Tali leggi regolano innanzitutto quello che si può usare e quello che non si può usare all’interno degli integratori. Queste sono infine recepite da ogni stato membro (per quanto riguarda l’Italia, dal Ministero della Salute) che, in base a quanto stabilito dall’Unione, redige le leggi che vanno quindi in vigore nel singolo stato.
Il risultato finale è perciò una serie di indicazioni che l’azienda produttrice dell’integratore deve seguire obbligatoriamente per legge per ogni specifico ingrediente che può essere usato nella formulazione di un integratore. Tra questi, i limiti massimi di apporto dell’ingrediente, eventuali indicazioni da seguire nella formulazione e/o avvertenze che devono essere obbligatoriamente scritte in etichetta, in particolare per soggetti a rischio (es: donne in gravidanza e bambini). Il tutto per preservare la salute dei consumatori e per rendere l’utilizzo dell’integratore completamente sicuro.
EFSA, Unione Europea, Ministero della Salute: è sufficiente?
No, questo non basta.
Nonostante i sempre più numerosi (giustamente) controlli da parte delle istituzioni, è necessario che ogni azienda che produce integratori sia PARTE ATTIVA del processo che garantisce la qualità.
Questo è possibile tramite una organizzazione interna che si fondi su buone pratiche di fabbricazione (GMP – Good manufacturing practice) ovvero una serie di regole e linee guida interne redatte dall’azienda stessa che si basano sul sistema HACCP (acronimo dall’inglese Hazard Analysis and Critical Control Points). L’HACCP si fonda su un insieme di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici della filiera produttiva, in grado di identificare ogni possibile rischio per la salute del consumatore, monitorarlo in maniera continuativa e attuare delle procedure di correzione nel caso di una qualsiasi non conformità. Questo insieme di procedure permette di prevenire qualsiasi pericolo per la salute del consumatore prima ancora che questo insorga.
Su questo programma di procedure si fonda la parte attiva che ogni azienda ha il dovere di svolgere. Il controllo della sicurezza degli degli integratori alimentari deve originarsi da una sinergia di intenti da parte delle istituzioni e dell’azienda produttrice. Questa deve sempre aggiornare le proprie procedure di controllo e realizzare un’organizzazione di un sistema di gestione della qualità (ad esempio quello che si basa sulle norme della serie ISO 9000).