Una grande esperienza nel basket professionistico, una storia alle spalle che inizia nel 1936, tanti i titoli da poter vantare tra scudetti, coppe dei campioni, supercoppe e intercontinentali. In tanti si chiedono cosa significhi far parte di una squadra di Basket di serie A, che allenamenti vengano fatti e cosa significhi sentirsi responsabili per ogni vittoria o sconfitta. Oggi abbiamo avuto l’onore di poter intervistare Oscar Pedretti, preparatore atletico dal 2016/2017 della squadra di Cantù.
Ciao Oscar, grazie per la tua disponibilità, tu sei il preparatore atletico del Cantù Basket, qual’è il tuo percorso?
Sono da sempre un grande appassionato di sport, in particolare la Pallacanestro, e movimento in generale. Così dopo il liceo ho conseguito la laurea triennale in Scienze Motorie e poi la laurea magistrale in Scienza, tecnica e didattica dello sport. Durante gli studi ho provato un po’ tutti i tipi di lavoro inerenti al mio percorso di laurea, tra i quali, il preparatore fisico per una squadra di Promozione (US Alebbio). Da ragazzino andavo spesso a seguire gli allenamenti della Pallacanestro Cantù per vedere i miei idoli, da studente per vedere cosa facessero e cercare di imparare fino a conoscere lo strength and conditioning coach Roberto “Sam” Bianchi, un vero e proprio maestro, il Top, e sviluppare con lui la mia tesi di laurea triennale e diventarne poi assistente. Dopo 7 anni da assistente, nella stagione 2015/2016 ho fatto un mesetto in USA per vedere lavorare colleghi in NBA e NCAA per poi andare 3 mesi a lavorare come preparatore fisico a Tbilisi, in Georgia (europea) per la Zaza Pachulia Basketball Academy e per una squadra della superlega georgiana, Mgzavrebi Armia e poi andare un mese in Malawi per volontariato ad insegnare pallacanestro a bimbi e coach locali.Tornato in Italia per la stagione sportiva successiva sono ritornato come assistente preparatore di un collega lituano alla Pallacanestro Cantù per poi diventare capo preparatore qualche mese dopo: incarico che tutt’ora ricopro.Sono anche professore di educazione fisica per la scuola secondaria e preparatore fisico della Briantea84, squadra di basket in carrozzina.
-Cosa vuol dire essere preparatore atletico di una squadra di Basket di serie A?
Per me è molto di più di una squadra di Serie A, è LA squadra che tifo fin da piccolo, quando i miei genitori mi portavano con loro, anch’essi tifosissimi, al mitico Pianella a vedere la Pallacanestro Cantù. È la realizzazione di un sogno (da piccolo sognavo di diventarne un giocatore, da studente di diventarne un componente dello staff) e quindi un grande onore e soddisfazione rappresentarla ma anche una responsabilità nei confronti di chi, come me, ama questa maglia alla follia.
-Che tipologia di preparazione estiva fate in vista del campionato?
Il precampionato inizia solitamente 6/7 settimane prima della prima gara di campionato. Noi quest’anno abbiamo dovuto anticipare, dato che avevamo i preliminari di Champions League. Ma in realtà la preparazione inizia ancora prima del primo giorno di raduno, in quanto già nel momento in cui vengono firmati i giocatori, contatto sia il giocatore che l’eventuale collega che lo segue d’estate in modo da dare loro i programmi per la offseason ed evitare che i giocatori arrivino al raduno da un lungo periodo di inattività. Le prime amichevoli arrivano già dopo pochi giorni (10/14) e oltre alla ricerca graduale della migliore condizione fisica possibile, il focus è in particolare sui dettami tecnico/tattici che il coach ha bisogno di sviluppare in questo, in realtà, breve periodo.
Spesso una parte di questa fase, una decina di giorni, viene svolta in montagna (da due anni andiamo a Chiavenna, posto davvero ottimale, dove ci troviamo benissimo) per avere temperature un po’ più fresche e cimentare il gruppo in via di formazione.
-Quanti allenamenti fate a settimana e come sono strutturati?
In precampionato solitamente si fanno 4 allenamenti doppi e 2 singoli a settimana per poi arrivare per l’inizio della stagione a 2 doppi a settimana (in cui al mattino si fa pesi e tecnica individuale) e 3 singoli più la partita a cui segue solitamente un giorno di riposo. A questi impegni di squadra si sommano poi gli eventuali allenamenti individuali.
–Come alimentazione i ragazzi sono seguiti in maniera particolare? E dal punto di vista di integrazione?
Il ritiro in montagna serve anche da questo punto di vista: per capire quali siano le abitudini ed esigenze di ognuno ed allo stesso tempo indirizzare i ragazzi verso corrette abitudini alimentari tramite i menù che in accordo con lo staff sanitario, decidiamo per i giocatori. In realtà non abbiamo un nutrizionista vero e proprio, io ho conseguito una certificazione americana come coach in nutrizione che non è però la stessa cosa. Per esigenze specifiche e/o particolari ci affidiamo in caso a specialisti esterni. Ad ogni atleta, al ritorno dal ritiro in montagna, chiedo di fare il diario alimentare in modo da correggere eventuali errori o consigliare a seconda degli obiettivi. E mi occupo anche dell’integrazione tramite il vostro prezioso aiuto e i vostri ottimi prodotti.
–Quali sono gli integratori che usate maggiormente?
L’integratore maggiormente utilizzato è l’
R.M.1 Recovery Mix che viene preso subito dopo ogni allenamento e partita. Le proteine in polvere (la tipologia viene scelta in base anche alle esigenze e richieste degli atleti) vengono prese dopo la seduta di pesi o come snack salutare. Altri integratori parecchio utilizzati sono gli
omega 3 EGQ,
vitamina C (soprattutto nei cambi di stagione),
Sali+ performance electrolyte,
Magnesio+,
BCAA+8:1:1, barrette
Carbo energy+ e
Star gel+. Altri integratori sulla base di eventuali bisogni specifici dei ragazzi.
-Per chi vorrebbe puntare ” in alto” e che sogna di poter giocare in serie A cosa gli consiglieresti?
Ogni anno faccio una lezione ai miei alunni sui valori nello Sport e nella Vita tramite una presentazione in PowerPoint che di anno in anno aggiorno e che ho chiamato “Lesson to my younger self” ispirandomi alla lettera con cui Ray Allen, un ex cestista, annunciava il suo ritiro dal basket: la lettera si chiama appunto “
Letter to my younger self” e si trova sul sito
The players’ tribune, pieno di scritti di atleti di ogni sport, davvero motivazionali ed ispirazionali. Questa lettura la consiglio anche agli atleti e ai colleghi con i quali ho il piacere, l’onore e la fortuna di collaborare.