Nicola Bassi ha preso parte ad una delle gare di corsa più lunghe e difficili del mondo. Ci racconta la sua esperienza con un dettagliato ed emozionante diario di viaggio.
Tutto partì da un e-mail. Niente di sensazionale. Si vabbè, l’idea di andarci prima o poi nella mia vita l’avevo sempre avuta. Come d’altra parte ogni persona con un minimo di spirito d’avventura . Poi un giorno apri una mail che potrebbe essere la solita posta indesiderata e ti ritrovi un invito per la Ultragobi 400: gara di corsa di 400km nella parte Cinese del deserto del Gobi.
Di primo impatto ovviamente accettai.
Chi si sarebbe fatto scappare un occasione simile?
Poi, piano piano realizzai cosa era davvero la Ultragobi 400. Qualcosa che sarebbe andato oltre le mie aspettative. Controllai il sito ufficiale della gara, più altri siti vari sul deserto del Gobi. 400km no stop.
Uno dei luoghi con maggior escursione termica al mondo. Rifornimento di cibo ogni circa 50km, idrico ogni 15km. Completa navigazione GPS, cioè ci saremmo mossi in un deserto dove non ci sarebbe stata alcuna tracciatura da parte degli organizzatori.
La cosa iniziava a farsi interessante. Con l’approssimarsi della partenza per la Cina la preparazione sia fisica sia del materiale specifico si faceva incalzante. Nello zaino avremmo dovuto portare una serie di materiale di sicurezza, fra cui:
- sacco a pelo (la notte si sarebbe potuti arrivare a -15°C)
- spray al peperoncino per lupi, cani ed ulteriori aggressori indesiderati
- telefono satellitare
- GPS, rilevatore satellitare
… E un’altra serie di attrezzatura non usuale per una gara di corsa. Da parte mia ce l’ho messa davvero tutta per farmi trovare adeguatamente preparato per l’evento, insomma, per quanto ci si possa preparare per 400km completamente soli in uno dei deserti rocciosi più inospitali e meno esplorati della terra. Lunghe corse in montagna. Varie gare di preparazione. Lunghe sedute di pilates per potenziare e colmare le mie lacune fisiche, lo zaino da portare non sarebbe stato per niente leggero. Cercai di non lasciare nulla al caso.
Come sempre la partenza arrivò quasi inaspettata.
Armi e bagagli e mi ritrovai catapultato nella provincia Cinese di Dunhuang. Al briefing pre gara iniziò ad aleggiare una sorta di clima precedente le grandi imprese. Su circa 50 partenti in 30 eravamo invitati, e provenienti dalle più svariate parti del mondo. Tutti con enorme esperienza in questo genere di gare estreme..o quasi.. Io, infatti, nonostante avessi una buona esperienza in gare di ultratrail in montagna, mi trovavo alla mia prima esperienza con una gara tanto lunga nel deserto.. Ed il fatto che fosse con navigazione GPS non mi rendeva affatto più sicuro. Dopo un paio di giorni in albergo, la speziatissima e piccantissima cucina locale aveva messo ko una buona metà dei partenti.
Miracolosamente io ne ero uscito più o meno illeso, e ciò che è più importante in forze.
La partenza fu veramente emozionante. Mezzanotte. Pieno deserto.
Al via partirono una serie di fuochi pirotecnici che ci accompagnarono per il primo km. Io mi sentivo bene, e, cosa da non credere riuscivo ad utilizzare pure il GPS! I primi 70/80km trascorsero nel buio. Su un terreno ondulato. Con cespugli e sabbia “crestata” dal vento. Più o meno ero abbastanza vicino a qualche altro concorrente. Ci si scambiava qualche parola in un inglese stentato. Poi piano piano iniziammo ad avere distacchi sempre più rilevanti. Il primo giorno di gara passò senza grandi avvenimenti. D’altra parte l’anno precedente il vincitore aveva impiegato 92h.
Ero pronto a 4 giorni di gara. Che gaffe sarebbe stata essere in crisi già dal primo giorno?! La seconda notte il ragazzo Danese con cui avevo corso sin dalla partenza decise di fermarsi nelle tende del rest point (ogni 50km) per dormire un paio d’ore. Io invece proseguii. Fedele al mio piano diabolico di dormire una sola volta in tutta la gara.